Quando iniziare un cammino terapeutico?

Spesso le persone scelgono di affidarsi ad un professionista quando arrivano a non poterne più della situazione che stanno vivendo, o perché il sintomo di cui soffrono si è acuito o perché la loro vita relazionale sociale e/o lavorativa è fortemente compromessa.
La situazione di crisi però rappresenta solo una delle ragioni per le quali intraprendere un percorso di cambiamento, essa infatti è senza dubbio stata creata a sua volta, da diverse variabili che avranno agito all’interno della tua vita.
Ri-conoscere queste variabili è il primo passo verso il cambiamento.
Quando una persona arriva in terapia in piena crisi, ciò che il terapeuta può fare è aiutarla a contenere il momento di difficoltà, ma, da parte della persona sofferente non ci sarà lo “spazio mentale ed emotivo” per vedere e valutare in modo diverso la propria condizione.
Questa possibilità si ha solo successivamente quando le emozioni saranno leggermente “decantate” e la mente un po’ più sgombra.
Molte persone arrivano in condizioni fortemente disagiate e pretendono cambiamenti veloci ed efficaci perché sono abituate ad uno stile di vita altrettanto sconsideratamente veloce e dannoso.
Anche per questo motivo, uno dei supporti a cui più spesso ci si rivolge inizialmente, è il farmaco, considerato veloce ed efficace.
In diverse situazioni, a seconda del disagio e della sua gravità il farmaco, non solo occorre, ma è indispensabile, in altre, con più pazienza, si otterrebbero comunque miglioramenti.
La mente fatica ad adattarsi ai cambiamenti più di quello che non siamo disposti a credere e ad accettare.
Fare un percorso terapeutico significa quindi “voler vedere” noi stessi allo specchio, non per ciò che vorremmo essere o vorremmo presentare agli altri, ma per ciò che siamo, analizzando i nostri limiti, ma sottolineando anche i nostri punti di forza e le nostre risorse.
Soltanto terminato questo lavoro di raccolta di informazioni, attuato per comprendere meglio la situazione generale, il percorso terapeutico si concentrerà sul cambiamento. Esattamente come quando dobbiamo essere operati e veniamo prima visitati e necessitiamo di esami specifici per poter conoscere l’entità del nostro problema fisico.
Tutto questo richiede tempo; non quello del terapeuta, che è misurabile, ma il tuo che deve fare i conti con le tue paure, le tue insicurezze, le tue debolezze e quindi non è immediatamente quantificabile al primo colloquio.
Il terapeuta, dopo aver raccolto tutte le informazioni anamnestiche, deciderà sempre insieme alla persona gli obiettivi e non mporrà mai nulla che non si voglia affrontare per primo.
Questo perché nessuno può costringere al cambiamento, è una scelta questa completamente libera.
Ciò che si può fare in terapia è considerare i vantaggi e gli svantaggi di ogni azione o evitamento affinché si possa trarre sempre delle considerazioni utili per una qualità di vita migliore.
In quest’ottica si comprende forse meglio la motivazione con la quale occorrerebbe avvicinarsi a questa scelta: con coerenza e continuità, con curiosità e dinamismo. La  terapia non è solo raccontare la brutta giornata o le disgrazie, ma soprattutto per scoprire i fili sottili che governano i comportamenti e le emozioni.
Un altro aspetto importante della relazione terapeutica è la responsabilità:la terapia è come un valzer,una persona guida e l’altra camminando anchessa, segue.. il terapeuta lavora in modo sistematico per la realizzazione e l’indipendenza della persona mentre il paziente di rimanere il più possibile costante, continuativo e attivo nella scelta fatta.
Scegliere di fare un percorso di psicoterapia vuol dire scegliere di cambiare.